Bruno Samorì
Incontri
di Gigliola Foschi
Un po’ fotografie, un po’ collage, le immagini giocose e sognanti di Bruno Samorì sfuggono a ogni definizione di genere. Le sue opere sono soglie che conducono in una dimensione fantastica: in un mondo anti-prospettico, dove convivono e si rimandano tra loro dettagli di pitture medioevali, di mosaici bizantini e di icone russe; dove tra campi arati, simili a verticali tavolozze colorate, si ergono castelli incantati, solitarie case rurali, borghi medievali… Egli raccoglie con amore frammenti di paesaggi e dettagli dell’arte antica per farli rivivere grazie a complesse tecniche di photo-collage che gli permettono di far incontrare e dialogare tra loro il mondo della pittura con quello della fotografia, la realtà con la finzione, il presente con il passato. È come se egli scrivesse una sorta di fiabesco testo visivo basato su magaci accostamenti, nati da Incontri con la natura e con l’arte, anche quella cosiddetta “minore”. Samorì crea cioè un montaggio dove si raccolgono e si radunano frammenti di immagini che costruiscono altre immagini basate sull’immaginazione e su dialoghi utopistici, che lui rende possibili grazie a una rete di relazioni inaspettate, capaci di svelare e ridare vita e visibilità a dettagli artistici spesso non visti, nascosti dentro opere complesse.